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martedì 10 marzo 2015

Mobilità ed inquinamento

 
Per quanto riguarda l'inquinamento atmosferico, il traffico veicolare privato non è il primo dei problemi e neanche quello più facilmente risolvibile se lo si affronta cercando di lavorare sugli effetti invece che sulle cause.
Il suo impatto sul totale delle emissioni dannose ammonterebbe infatti a circa il 16%. Va sottolineato che questo dato non prende in considerazione l’emissione della tanto vituperata CO2 in quanto, ammesso e non concesso che sortisca effettivamente un effetto negativo sull’atmosfera - magari sotto forma di effetto serra - allora sarebbe necessario svuotare il mare e azzerare tutte le forme di vita presenti sul pianeta (a parte funghi e batteri anaerobici) per evitare un’emissione naturale di CO2 di tale portata da rendere insignificante il contributo da parte dei motori a combustione… .
In poche parole se si volessero ridurre, in base a chissà quali cervellotiche motivazioni, le emissioni di CO2 dovute alle attività antropiche allo scopo di ridurre le emissioni globali sarebbe come limitarsi a bere esclusivamente acqua a ridotto contenuto di sodio (al massimo pochi milligrammi o decine di mg al litro) continuando ad abbuffarsi di formaggi e salumi (diversi GRAMMI ovvero unità composte da 1000 milligrammi di sodio al chilo).
Ecco: una cosa realizzabile nell’arco di una settimana per ridurre l’inquinamento ambientale dovuto sia all’autotrazione che alle risultanze del cattivo smaltimento dei contenitori in plastica, sarebbe smetterla da un giorno all’altro con un’usanza demenziale ed antisalutista nella quale l’Italia è prima al mondo: quella di acquistare acqua “potabile” in contenitori di plastica. Milioni di ettolitri di acqua potabile (prima d’essere imbottigliata) viaggiano infatti continuamente senza senso tra i 4 angoli della penisola: ormai sembra normale a tutti bere in Sicilia acqua delle Alpi o proveniente addirittura dalla Francia! Quando – nella quasi totalità dei casi – il prezioso liquido è contenuto in bottiglie di plastica perde anche la sua potabilità a causa del rilascio di bisfenolo-A e di ftalati, oltre che alle proliferazioni batteriche che possono svilupparsi in contenitori lungamente esposti al sole. Eppure, quest’acqua d’infima qualità gran parte dei consumatori sono disposti a pagarla circa 2000 volte in più dell’acqua molto più probabilmente potabile che esce dai rubinetti di casa. La cosa da fare, in questo caso è: prima di tutto smettere di considerare normale acquistare acqua in bottiglie di plastica e subito dopo smettere di considerare normale che l’acqua da bere debba essere pagata a qualcuno. Essa è di tutti e venderla dovrebbe essere considerato un crimine. Troverei giusto, se mai, far pagare un servizio di distribuzione che ne renda più agevole l’approvvigionamento quando però esiste la possibilità alternativa di procurarsene gratis.
Come conseguenza logica, bisognerebbe smettere di considerare normale che cibi esotici come arachidi, ananas e banane facciano parte della nostra dieta quotidiana e perfino che esista un massivo scambio di generi alimentari tra una regione e l’altra: questi scambi sono per me ammissibili ma andrebbero adeguatamente tassati a chilometro per incentivare il consumo di prodotti a chilometri zero e ridurre traffico ed inquinamento ambientale.
Un altro primato negativo in cui eccelliamo è il pendolarismo: non esiste aspetto peggiore della qualità della vita che essere costretti a dilapidare una parte di essa in reiterati viaggi quotidiani tra la nostra residenza ed il posto di lavoro! Anche qui, la soluzione ovvero l’incentivo al far bene sarebbe quello di tassare a chilometro datore e prestatore d’opera in base al percorso che il secondo deve compiere per recarsi sul posto di lavoro.
Ancora sul traffico, come suggerisco spesso, bisognerebbe lavorare sui suoi presupposti e non limitarsi a cercare - invano - di tamponare i suoi effetti finali. Chiedersi perché la gente ha bisogno di recarsi in centro per i suoi acquisti e per le sue pratiche burocratiche. Non sarebbe meglio decentrare i servizi primari in tanti piccoli centri rionali invece che riunirli in mega assembramenti centrali o periferici? In un mondo ideale e perfetto, secondo me, l’unico traffico che avrebbe totale giustificazione di esistere è quello turistico o ricreativo.

lunedì 1 aprile 2013

LEGAMBIENTE scopre l'acqua fredda

Non si tratta di un titolo polemico ma anzi di un plauso per l'interesse mostrato da questa associazione per il demenziale fenomeno, peculiarmente italiota, del consumo di acqua dichiarata "potabile" pur se imbottigliata in contenitori di plastica e trasportata in giro per la nazione a costi sociali inaccettabili.
 
 

 Come accennato, il nostro Paese capeggia negativamente la classifica mondiale dei consumatori di acqua "plastificata" pur ricoprendo un territorio complessivamente ricchissimo di acque naturalmente potabili.
Ma il potere persuasivo della propaganda pubblicitaria è riuscito in pochi anni a convincere i consumatori che sia una cosa normale e quasi dovuta acquistare acqua plastificata per il consumo quotidiano nonostante costi anche migliaia di volte in più di quella di rubinetto e, a prescindere dalla sua qualità al momento dell'imbottigliamento, è certamente inquinata da ftalati e bisfenolo-A rilasciato dai contenitori plastici.
Invece è pura follia.
 
In questo contesto va specificato che l'acqua imbottigliata in vetro (che purtroppo però non è più "vuoto a rendere" come una volta) è naturalmente esente da queste contaminazioni anche se è comunque assurdo pagarla tanto (anzi ancora di più proprio perché è in vetro!) e trasportarla in giro per l'Italia dall'imbottigliatore al consumatore finale.
 
Come qualcuno obietta, è vero che ci sono ancora tutt'oggi (limitate) zone del Paese in cui non è possibile bere in sicurezza l'acqua del rubinetto ma la soluzione dell'acqua plastificata in piccoli contenitori non è certo l'unica possibile.
Ad esempio, in questi casi da considerare estremi, l'utilizzo di contenitori più grandi come quelli utilizzati nei distributori da luoghi pubblici, potrebbe abbattere significativamente costi ed inquinamenti pur non risolvendo il problema alla radice.
 
Nota: il dossier pone l'accento anche sulla riduzione delle emissioni di CO2 di origine antropica nonostante non esistano prove scientifiche che esse possano apportare danni all'ambiente o, più specificamente, possano realmente incrementare l'effetto serra, ritenuto da qualcuno il principale responsabile del presunto innalzamento delle temperature medie dell'atmosfera.
A questo proposito, pur plaudendo e sostenendo questa iniziativa, va detto che il movimento di Legambiente più di una volta è scivolato su posizioni piuttosto ambigue per l'ambiente, forse per ingenuità, forse per mancanza di competenza scientifica.

 
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martedì 31 luglio 2012

Riscaldamento globale dovuto all'Esafluoruro di Zolfo

Come da sempre sostenuto da Impatto Antropico, ecco un'ulteriore prova che il Biossido di Carbonio prodotto dalle attività umane ha ben poco a che vedere col cosiddetto Riscaldamento Globale.
Al di là della sicura validità delle tesi esposte nell'articolo sotto riportato, quando si considerano le cause che possono provocare un effetto di riscaldamento globale - ammesso che ce ne sia effettivamente uno in corso - rimane comunque da tenere sempre in considerazione i sicuri e ciclici effetti dell'attività solare.



L’esafluoruro di zolfo è uno fra i numerosi ingredienti delle scie tossiche: è il principale responsabile dell’effetto serra indotto, cioè generato attraverso la creazione, per opera di velivoli ad hoc, di una coltre chimica che, soprattutto di notte, imprigiona la radiazione infrarossa proveniente dal suolo, impedendole di disperdersi nello spazio. Dunque non è il biossido di carbonio, a differenza di quanto asseriscono disinformati e disinformatori, a determinare l’aumento delle temperature globali.

Nell’ottobre 2000 il governo federale statunitense condusse alcuni esperimenti chimici nell’ambito di ricerche per la prevenzione di attacchi (?) bio-terroristici durante le Olimpiadi invernali del 2002. Nei cieli di Salt Lake City fu rilasciato esafluoruro di zolfo (SF6) con l’ausilio della D.T.R.A. (Defense threat reduction agency): la ricerca si estese all’interno del V.T.M.X. “Vertical transport and mixing program”, per lo studio del comportamento dei venti, del calore e del vapore acqueo negli strati bassi dell’atmosfera, nell’ordine di poche centinaia di metri di quota.

Attualmente i militari usano esafluoruro di zolfo puro e nessuna alternativa viene proposta. L’esafluoruro di zolfo è un gas che possiede caratteristiche dielettriche notevoli, perciò è largamente impiegato nei sistemi radar militari (es. AWACs). L'esafluoruro di zolfo cattura efficacemente la radiazione infrarossa e, vista la sua relativa inerzia chimica, non viene rimosso velocemente dall'atmosfera terrestre. Queste proprietà lo rendono un potente gas serra.

Diverse attività si basano sull’impiego di SF6: è usato come gas tracciante per lo studio delle peculiarità chimico-fisiche delle nubi. Una di queste attività è denominata “Studio dell'elemento tracciante nello scambio verticale dei cumulonembi”: ‹‹ Un composto tracciante inerte, gas di esafluoruro di zolfo (SF6) è stato scelto per rintracciare la traiettoria della quantità d'aria dentro e fuori le nubi. Questo tracciante è stato selezionato perché non è tossico (?), è facile da misurare in concentrazioni in parti per trilione e relativamente economico. Si è ricorsi ad un aereo per diffondere SF6, mentre un secondo velivolo ha campionato la traccia. Durante il rilascio di SF6, l’aereo campione è stato disposto parecchi chilometri sottovento e ad una quota diversa rispetto a quella del velivolo di rilascio. Il tracciante è stato diffuso ad una quota di circa 1.250 m. (in altre sessioni la quota è stata innalzata a 2500- 2670 metri, n.d.r.), seguendo una linea perpendicolare al vento di sedici chilometri. Il secondo velivolo ha cominciato il rilevamento che si è protratto per trenta minuti ››.

L’esafluoruro di zolfo viene anche adoperato nei programmi ufficiali di “cloud seeding”: anche in questo caso il composto è impiegato come agente tracciante per l'individuazione dei composti irrorati per mezzo di radar, sensori al suolo e nell’aria, come è illustrato nel dossier: “Inchiesta sugli effetti di irrorazione di ioduro d’argento in una tempesta invernale”, 1994. Nello studio sono descritti il trasporto e la dispersione di una nube di aerosol su Wasatch Plateau (Utah) da una singola fonte al suolo. L'esperimento è consistito nel rilascio simultaneo di ioduro d'argento e di un gas tracciante, l’esafluoruro di zolfo. Un furgone equipaggiato ha lavorato sulle strade del luogo ed un velivolo di ricerca del N.O.A.A. ha operato a 300-600 m. di quota. Il furgone ed il velivolo sono stati forniti di sensori per rilevare sia i nuclei di ghiaccio (AgI) sia l'esafluoruro di zolfo (SF6). […]

Nel “Climate action report: greenhouse gas inventory” del Dipartimento di stato, le caratteristiche della sostanza vengono così delineate: “L'esafluoruro di zolfo (SF6) è il gas serra più potente che l’I.P.C.C.I. abbia mai valutato. Circa l’80 % dell'uso mondiale di SF6 deriva da isolanti per sistemi elettrici di distribuzione e trasmissione. Inoltre è usato come protettivo atmosferico nelle colate di fusione del magnesio”.

Le conclusioni dello studio delle emissioni di gas serra in un periodo di cinque anni (1990-1995), portano il Dipartimento di stato alle seguenti conclusioni: “Nella maggior parte dei casi, le emissioni di metano, N2O, HFCs, PFCs, esafluoruro di zolfo sono rimaste relativamente costanti o sono leggermente aumentate. Ad esempio, le emissioni di metano sono aumentate di quattro punti percentuali. Nonostante sia solo una piccola parte del totale, l’incremento delle emissioni di HFC, PFC, e SF6 è significativa a causa del loro enorme potenziale sul riscaldamento globale e, nei casi di PFCs e SF6, per la loro lunga persistenza in atmosfera”. […]

Le agenzie hanno dichiarato pubblicamente che il gas è inerte ed innocuo, ma è soltanto una parte della verità: secondo il comitato "Citizens education project", l’esafluoruro di zolfo non è realmente inerte ed inoffensivo. Infatti, se viene riscaldato”, ha dichiarato Steve Erickson, portavoce per la giustizia sociale e responsabilità governativa, “si dà origine ad altri composti: uno di questi è S2F10 (decafluoruro di dizolfo), che è mortale in concentrazioni abbastanza elevate. Il gas SF6 pirolizza o cambia chimicamente a 440° F (226° C) trasformandosi in altri gas o polveri finissime, compreso il decafluoruro di di zolfo dal caratteristico odore di uova marce. L'inalazione di S2F10 può causare nausea, danni polmonari o morte”.

Questa è una sperimentazione umana su larga scala e ricorda le irrorazioni della baia di San Francisco e dei sottopassaggi di New York in occasione dei test batteriologici segreti che furono condotti in ambito bellico”, ha affermato Preston J Truman, direttore di Downwinders. “Il tutto è eseguito senza la nostra conoscenza o consenso. Pare che il D.O.E. ed il D.O.D. abbiano l'abitudine di trattare i cittadini dello Utah alla stregua di cavie. […]

Fonte originale:

Integralmente tratto da Tanker Enemy.com

martedì 10 luglio 2012

Irrorazioni aeree e mutazioni genetiche indotte

In articoli come “Mutanti”, “La questione silicio”, “Scie chimiche e homo novus”, “Morgellons: singolari correlazioni”, avevamo già affrontato il tema dell’ibridazione genetica che risulta essere uno degli obiettivi precipui delle operazioni chimico-biologiche. Pubblichiamo ora una ricerca molto avanzata, tratta dal libro “Uomini o dei?”, in cui è indagato tale inquietante risvolto. Lo studio, le cui conclusioni, a nostro parere, sono plausibili, è la riprova che le ipotesi formulate tempo fa trovano delle precise corrispondenze, dei significativi riscontri, purché si intenda investigare senza pregiudizi. Ringraziamo l'amico TheAntitanker per la preziosa segnalazione.

Da qualche decennio è in atto un’operazione d'irrorazione tramite aerei privi di insegne (ma anche per mezzo di velivoli non identificabili come aerei) e sorvolanti zone al di fuori d’ogni rotta, di ampie porzioni di cielo, tramite una sostanza biancastra che a prima vista è confondibile coi gas di scarico. Tale scia (persistente o meno, n.d.r.) si espande e riempie nel giro di qualche ora vaste porzioni di cielo. Talvolta i velivoli agiscono in gruppo, disegnando varie forme geometriche (anche circolari) e spesso griglie. Le autorità bollano tutto come fantasie, mentre alcuni studiosi indipendenti, analizzando la composizione chimica di tali scie, hanno rinvenuto elementi più o meno tossici all’inalazione come alluminio, bario e silicio.

Scopi dell’irrorazione sembrano essere aumentare la conducibilità e, contemporaneamente, ridurre l'umidità atmosferica per facilitare le trasmissioni militari, influire negativamente sul metabolismo umano per portare utili alle multinazionali farmaceutiche e tentare di controllare il clima.
Il motivo principale, però, sarebbe ibridare l’uomo. Il silicio sarà trattato più avanti, mentre i motivi per cui sono impiegati il bario e l’alluminio sono chiariti di seguito. Il bario è un metallo molle di colore bianco argento che non si trova mai puro in natura a causa della sua forte reattività con l'ossigeno dell’aria e con l'acqua. All'aria rapidamente si ossida trovandosi comunemente sotto forma di ossido di Bario (BaO).

Si definisce idratazione l'interazione fra l'acqua ed una sostanza disciolta in essa, per cui si può disciogliere Ba in atmosfera (dove si trova l’acqua sotto forma di vapore acqueo), idratando quindi Ba e ottenendo idrossido di bario Ba(OH)2. La formula della reazione è Ba+2(H2O) -> Ba(OH)2+H2. L’idrossido di bario è esattamente il composto riscontrato nelle scie chimiche.

Le formule degli idrossidi sono sempre caratterizzate dalla presenza di uno o più raggruppamenti OH (gruppo ossidrile), che presenta una valenza pari a 1. La formula di un idrossido è sempre costituita da un solo atomo di metallo (in questo caso Ba) seguito da tanti raggruppamenti OH quant'è la valenza del metallo (che è 2), per cui l’idrossido di Bario Ba(OH)2 ha valenza -2, tendendo quindi a legarsi a 2 atomi di H per originare 2 molecole d’acqua, il che lo rende una base molto forte. A temperatura ambiente si presenta come una massa cristallina bianca semitranslucida inodora, molto caustica e tossica.
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Effetto d’iridescenza dato dal Ba(OH)2.
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Dato che è una delle basi più forti, l’idrossido di bario può essere usato in una idrolisi alcalina (o basica che dir si voglia). I perossidi sono composti chimici contenenti il gruppo caratteristico formato da due atomi di ossigeno uniti da un legame covalente semplice (legame O-O). Essi contengono un atomo di ossigeno in più rispetto agli ossidi corrispondenti: infatti il legame covalente tra i due ossigeni crea una sorta di competizione tra le nuvole elettroniche dei due ossigeni, portante il loro numero di ossidazione da -2 (numero di ossidazione dell'ossigeno nella quasi totalità dei suoi composti) a -1. Il più comune di essi è il perossido di Idrogeno, meglio noto come "acqua ossigenata", di formula H2O2, della quale è ben nota l'aggressività in quanto potente disinfettante per uso esterno pur in concentrazione bassa. Il perossido (o biossido) di Bario ha formula BaO2.

L'alluminio puro in polvere è facilmente infiammabile all'aria e molto reattivo in acqua, con produzione di Idrogeno. Esso entra nel metabolismo cerebrale provocando l’Alzheimer e demenza precoce.

Nelle scie chimiche riscontriamo prevalentemente idrossido di bario, alluminio, composti organici e silicio, che svolgerebbero le operazioni di modifica dell’R.N.A. con creazione di un aggancio esterno e di modifica del D.N.A. con innesto di silicio.

Analizzando la parte dell’agroglifo di Chilbolton che riguarda un presunto D.N.A. anomalo, si nota il filamento a sinistra che presenta 6 coppie per giro, diversamente da un filamento standard che ne presenta 10. La rappresentazione spaziale di tale filamento si giustifica, se esso è polimerizzato in 2’5' diversamente dal normale 3’5’. Il D.N.A. non può esistere in tale forma perché il suo zucchero (deossiribosio) manca dell’O in posizione 2’ necessario per procedere all’idrolisi alcalina e quindi per ottenere il legame 2’5’. Il filamento è quindi un R.N.A. alternativo al 3’5’, che chiamerò RNA 2’5’.
Talune ricerche pubblicate mostrano che un RNA2’5’ formerà una doppia spirale, ma tende a rimanere a filamento singolo. Altre ricerche investigano l’uso di RNA2’5’ come agente antivirale. Ricordo che gli esperimenti sull’origine della vita condotti da Leslie Orgel negli anni ‘80 del XX secolo indicarono che l’R.N.A. polimerizza sovente in due forme differenti, vale a dire 2’5’ e 3’5’, e non esistono certezze sul motivo per cui la forma 3’5’ sembra prevalere.

Il RNA2’5' potrebbe rappresentare un’alternativa all’RNA3’5’ o al D.N.A. esistente sulla Terra. Gli acidi nucleici 2’5’ sono menzionati raramente nella letteratura e da nessuna parte è riportato che formano una spirale a filamento singolo con 6 basi per giro.

 


La logica alla base dell’intervento genetico è quella di fornire un aggancio esterno alla genetica, per cui occorre un R.N.A., perché esso può polimerizzare sia in forma 2’5’ che 3’5’ e quindi è in grado di fornire un’entrata/uscita. Il suo zucchero (il ribosio) ha cioè due mani disponibili in corrispondenza del carbonio in posizione 2’ e 3’, diversamente dal D.N.A. che dispone del solo carbonio in 3’. Nell’ R.N.A. il carbonio in 3’ è quello esterno alla struttura e per questo candidato a fungere da link, mentre il carbonio in 2’ garantirà la struttura del filamento. Occorre quindi idrolizzare alcalinamente l’R.N.A., mentre il D.N.A. può mantenersi, originando così una struttura ibrida formata da un filamento di D.N.A. normale e uno di R.N.A. modificato, che è quanto si riscontra nell’agroglifo di Chilbolton.

L’idrossido di Bario BA(OH)2 opera l'idrolisi alcalina della catena R.N.A. ottenendo appunto un R.N.A. 2'5', dopodiché rimane il bario in forma pura non assimilabile dall'organismo che viene espulso.

L'alluminio reagisce con l'acqua della reazione idrolitica, fornendo Idrogeno che si combina col gruppo OH in posizione 3' lasciando scoperto il C in 3’.

Ora al C3' un enzima apposito (il materiale genetico rinvenuto nelle scie chimiche) fissa il silicio in un legame SiC al carburo di silicio o carborundum ed un ulteriore idrogeno completa la valenza del silicio, rendendolo stabile.

Il risultato è C3'-Si-H.

In pratica il C2' serve alla polimerizzazione, mentre il C3' serve ad un eventuale collegamento esterno in tre modalità differenti:

1) si può adescare H, avendo a disposizione Si con 3 legami;
2) si può usare Si così com'è, in quanto ha valenza 4 (in figura sono evidenziate le possibili ulteriori valenze);
3) si può attuare una vulcanizzazione perossidica a temperatura ambiente (quella del corpo umano!), dove l’alluminio svolge la funzione di catalizzatore metallico come sostituto di stagno o platino, tra il SiH dell’R.N.A. ed un polimero siliconico.

Probabilmente si possono usare più modalità contemporaneamente per collegare una strumentazione esterna (nanorobot, computers, interfacce), trasmettere/ricevere tramite il silicio (onde radio, localizzazione satellitare), caricare informazione genetica con un viron (per modificare il D.N.A. normale oppure intervenire geneticamente in qualsivoglia maniera, come prospettato nel nanocomputer molecolare di Shapiro dove si può associare informazione genetica all’R.N.A.).

È’ da tener presente che già un R.N.A. generico, per sua natura instabile a causa del doppio ossidrile in C2’ e in C3’, può funzionare bene, quando esegue gli ordini del D.N.A. senza variazioni; interpretare gli ordini del D.N.A. in maniera errata (cioè incontrollata); causare la rottura della catena stessa dell’R.N.A. e quindi autodistruggersi, aprendosi nei suoi filamenti. Se ne deduce la possibilità d’uso come arma biologica già in forma non modificata e l’intervento esposto rende bene l’idea del possibile uso da parte di un’élite scientifico-militare.

L'argomento non è stato trattato, ma anche i cibi O.G.M. potrebbero giocare un ruolo non secondario nel programmare il D.N.A. con istruzioni note solo agli artefici.

Per quanto riguarda il D.N.A., l’idrossido di bario BA(OH)2 denatura il D.N.A. (cioè separa i due filamenti) e depolimerizza la singola catena (cioè la interrompe), idrolizzando (cioè acquisendo atomi di H che si combinano con la sua doppia valenza OH, generando acqua). A seguito della denaturazione (la separazione dei filamenti), uno dei filamenti può accoppiarsi con l’R.N.A. modificato.

L’azione dell’idrossido può essere fatale per il D.N.A. e questo sembra non auspicabile per i manipolatori, ma comunque si gioca coi grandi numeri e l’importante è che si abbia un qualche risultato. Tutto questo non è compiuto in laboratorio con campioni certi, dosaggi certi e controllando minuziosamente la reazione, ma è eseguito sul campo tramite le scie chimiche dove tanti sono i fattori difficilmente controllabili che intervengono. Pur tuttavia vi sono delle condizioni necessarie da soddisfare.

L’idrossido di bario è un ossidante talmente potente che, a contatto con D.N.A./R.N.A., tende a distruggerli. Porto ad esempio un altro potente ossidante, il perossido d’Idrogeno comunemente chiamato acqua ossigenata. Questa nelle tecniche cosmetiche tricologiche aggredisce la cheratina del capello rendendolo biondo, mentre molto diluito serve come disinfettante.

Così l’idrossido di bario viene grandemente rarefatto quando precipita al suolo a seguito d’irrorazione con le scie chimiche ed il suo effetto è diluito in modo tale che può agire sull’R.N.A. e magari risparmiare il D.N.A., oppure distruggere malauguratamente il D.N.A., senza provocare la morte istantanea dell’organismo. Il suo è cioè un effetto incisivo ma blando quanto basta.

Il problema maggiore si pone nei riguardi dell’alluminio perché esso, diversamente dal bario, si accumula nell’organismo e lo sottolinea il verificarsi di sindromi ad esso collegate.

Non tutti gli acidi nucleici subiscono l'inserzione di silicio, inserzione che forse non è necessaria o auspicabile; questo viene eseguito convenientemente dall'enzima.

Ipoteticamente la struttura in esame D.N.A./R.N.A. 2’5-Si si riprodurrebbe attraverso una fase di duplicazione nella quale i due filamenti si dividono. Il filamento D.N.A. in un processo di trascrizione crea un filamento R.N.A. uguale a sé stesso, cioè un R.N.A. normale che può essere successivamente manipolato. Il filamento RNA2’5’-Si, secondo un processo di trascrizione inversa, si accoppia con un filamento D.N.A., fornendogli la propria informazione, contrariamente a quanto succede nella trascrizione dove è il D.N.A. a fornire l’informazione per la creazione di un nuovo filamento.

Il risultato è di nuovo la struttura DNA/RNA2’5’-Si.

Una conseguenza di tutto questo potrebbe essere la sindrome di Morgellons (più diffusa in quei paesi, come gli Stati Uniti d’America, in cui il consumo di cibi transgenici è maggiore, n.d.r.).


Studio tratto dal libro:
Uomini o dei?

Integralmente tratto da Tanker Enemy

domenica 8 luglio 2012

Il potenziale inespresso della Geotermia in Italia


Un maggiore sviluppo della geotermia, la risorsa energetica rinnovabile che sfrutta fonti geologiche di calore, potrebbe portare risparmi per 10mld di euro alla bolletta petrolifera italiana. Di questi, circa la metà andrebbero alla produzione di elettricità.
Uno scenario in cui si potrebbe arrivare spingendo di più su nuove tecnologie per lo sfruttamento delle risorse geotermiche ad alta temperatura. E l’obiettivo non e’ visionario. Nel nostro Paese, infatti, la geotermia conta risorse per 500 Mtep (milioni tonnellate equivalenti petrolio), pari a 2,5 volte i consumi annui nazionali di eletricità, che amontano a 185 Mtep, eppure di questa fonte rinnovabile ne usiamo appena il 3% coprendo solo il 7% dei consumi annuali.
I dati sono emersi nel corso del convegno “Possibile contributo della geotermia di alta temperatura per la produzione di energia elettrica in Italia, fino al 2050, con l’uso di tecnologie alternative”, promosso oggi a Rona, nella sede del CNR, da SIGeA (Società Italiana di Geologia Ambientale) e UGI (Unione Geotermica Italiana).
“Con la geotermia il nostro Paese potrebbe davvero aprire scenari energetici importanti, perché è tra le risorse rinnovabili la sola che presenta caratteristiche di continuità assoluta e che ha un potenziale enorme in Italia” afferma all’Adnkronos Giancarlo Passaleva dell’Ugi che, insieme ai ricercatori ed esperti intervenuti al convegno, lancia un appello al Governo: “Basterebbero 400 mln di euro per sviluppare nuove tecnologie e far decollare la geotermia come fonte di produzione di elettricità".
“La geotermia è un potenziale energetico rinnovabile che è stato finora utilizzato solo in maniera modesta nel nostro Paese, sia per produrre energia elettrica che - continua Passaleva - per usi diretti del calore”. La produzione di energia elettrica da fonte geotermica, ricorda l’esperto, “...è stata avviata in Italia, primo Paese al mondo, fin dagli inizi del ’900 a Larderello in Toscana”. “Da allora - continua - l’impiantistica si è ovviamente sviluppata e, soprattutto negli ultimi 20 anni, la costruzione di nuove centrali, la ristrutturazione di impianti preesistenti, nonché l’ammodernamento della tecnica di perforazione dei pozzi e di gestione del serbatoio geotermico, hanno contribuito a far crescere l’energia elettrica prodotta fino ai valori attuali, pari a circa 5,3 mld di kWh all’anno, un pò meno del 2% della produzione elettrica nazionale e circa il 25% del fabbisogno elettrico della Toscana”. “Fino ad oggi però - afferma ancora Passaleva - il geotermico di alta temperatura viene utilizzato, come anche negli altri Paesi geotermici del mondo, limitatamente ai sistemi idrotermali, che sono scarsamente diffusi, per le loro peculiari condizioni geomorfologiche”. L’esponente dell’Ugi ricorda anche che esistono peraltro sistemi geotermici cosidetti ‘non convenzionali’, di enorme potenziale produttivo, presenti nel nostro Paese. “Si tratta - spiega Passaleva - di sistemi a ‘rocce calde secche’, sistemi ‘magmatici’, sistemi ‘geopressurizzati’, sistemi a ‘fluidi supercritici’, sistemi a ‘salamoie calde’”. Uno scenario che apre panorami energetici importanti per l’Italia.
Secondo i ricercatori e gli esperti presenti al convegno di oggi [articolo dell'8 giugno, N.d.R.], per l’Italia, con l’utilizzo di sistemi non convenzionali, si apre un’ipotesi di sviluppo della risorsa geotermica, entro il 2050, di almeno un ordine di grandezza superiore al presente di 10.000 MW a fronte degli 880 MW attuali e 60 mld di kWh/anno a fronte dei 5,3 attuali. “Ciò comporterebbe - aggiunge Passaleva - un risparmio annuo di oltre 10 mln di tonnellate equivalenti petrolio, per un valore, a costi attuali, di circa 6mld di euro, nonché minori emissioni di CO2, pari a circa 36 mln di tonnellate”.
Ma la condizione indispensabile perché queste prospettive si realizzino, secondo gli esperti è che si faccia “...un grande sforzo condiviso dal mondo della ricerca, dell’industria ma, soprattutto, dal Governo del Paese, per la realizzazione di un’importante progetto finalizzato di ricerca e sviluppo nell’ambito dei sistemi geotermici non convenzionali esistenti sul territorio nazionale e che, con un costo stimabile di 400 mln di euro, aprirebbe enormi prospettive di sviluppo di una risorsa naturale, con ricadute estremamente positive sotto il profilo economico, ambientale e sociale”.
Intanto non mancano nel nostro Paese esempi di come la geotermia sia già una realtà. La nuova sede della Regione Milano, ad esempio, è completamente climatizzata con la geotermia ricavata in loco, così come il nuovo impianto Ikea di Parma e quello di Corsico, vicino Milano. Inoltre, le società distributrici di energia A2A di Milano e Hera a Ferrara riscaldano con la geotermia 30.000 abitazioni. Mentre è allo studio un progetto della società Eurobuilding per sfruttare l’energia geotermica del vulcano sottomarino Marsili che ha un bacino termico esteso per 2.100 km quadrati al largo tra la Sicilia e la Calbria. Un bacino che potrebbe riscaldare l’intera città di Palermo.

- integralmente tratto da MeteoWeb
- trasformazione degli apostrofi in accenti a cura di Doc Anthropos, in nome della conservazione e della salvezza della lingua italiana

Nota di Doc Anthropos: la citazione riguardo le emissioni di CO2 è significativa ai fini propagandistici dell'idea ma del tutto irrilevante ai fini ambientali non costituendo, le emissioni di CO2 derivanti da attività antropiche, un serio problema ambientale.

sabato 16 giugno 2012

Propaganda BBC a favore delle scie chimiche

Della serie "Se non è possibile negarle, allora convinciamo la gente che sono per il loro bene".
Costretto da una consapevolezza sempre più diffusa, il Sistema ricorre alla modifica preventiva delle coscienze "vergini" usando dei verbi al condizionale ma che sappiamo essere veritieri declinati al presente!
Infatti è già da tempo che le stesse istituzioni hanno cominciato ad ammettere l'innegabile esistenza del fenomeno, tanto che a negarlo rimane solo una consistente schiera di imbecilli.
La BBC, con questo articolo, si dissocia ora da questa compagine.

Immagine tratta dalla BBC

Adesso è anche la BBC (QUI) ad affermare che “gli aerosol atmosferici sembrano offrire il massimo effetto con il minimo investimento, e POTREBBERO essere distribuiti presto,” per ridurre il “cambiamento climatico”; e su questo metodo la BBC, nel suo articolo, vi mette un’immagine molto eloquente.
Nell’articolo è specificato inoltre come “vari tipi di aerosol stratosferici POTREBBERO essere rilasciati nell’atmosfera superiore”. La propaganda dell’uso delle scie chimiche per contrastare la bufala dell’effetto serra avanza spedita, al fine di dare un’apparenza benefica a quella che è in realtà un’operazione di avvelenamento planetario. {...}
Un articolo che vi chiediamo caldamente di leggere >
 http://nwo-truthresearch.blogspot.it/2010/03/la-geoingegneria-e-i-suoi-danni.html

La Geoingegneria e i suoi “danni collaterali” , dove riportavamo dichiarazioni simili a quelle rilasciate dalla BBC, ad esempio:
“FINORA il lancio di materiali riflettenti nell’alta stratosfera sembra essere la più semplice e conveniente opzione. Ciò POTREBBE essere realizzato utilizzando aerei ad alta quota, cannoni navali o palloni giganti. I materiali appropriati potrebbero includere aerosol di solfato ( che dovrebbe essere creato attraverso il rilascio di anidride solforosa), polveri di ossido di alluminio, o addirittura particelle ingegnerizzate auto-lievitanti e auto-orientanti progettate per migrare verso le regioni polari e rimanere qui per lunghi periodi. Se può essere fatto, la concentrazione di ombrelloni sopra i poli sarebbe un’opzione particolarmente interessante, dal momento che quelle latitudini sembrano essere più sensibili al riscaldamento globale. La maggior parte delle stime sui costi per tali strategie di geoingegneria sono preliminari e inaffidabili. Tuttavia, vi è un accordo generale che tali strategie sono economiche; la spesa totale dell’opzione più conveniente sarebbe pari a forse non più di qualche miliardo di dollari, solo l’uno per cento (o meno) del costo per abbattere le emissioni drasticamente.”The Geoengineering Option
By David G. Victor, M. Granger Morgan, Jay Apt, John Steinbruner, and Katharine Ricke
Foreign Affairs , March/April 2009

“I militari hanno già costruito una grande quantità di aerei che dovrebbero essere richiesti per questo scenario di geoingegneria, riducendo il costo potenziale di questo metodo. Siccome i cambiamenti climatici sono un’ importante questione di sicurezza nazionale [Schwartz and Randall, 2003], i militari potrebbero essere istruiti a eseguire questa missione con gli aerei esistenti a costi addizionali minimi”Benefits, risks, and costs of stratospheric geoengineering
di Alan Robock, Allison Marquardt, Ben Kravitz
Department of Environmental Sciences, Rutgers University, 2009

Che queste operazioni stiano già avvenendo, e non per combattere la bufala dell’effetto serra, è molto ben spiegato in questo documentario di Michael Murphy, dal titolo What In The World Are They Spraying?

Sulla bufala dell’effetto serra potete leggere anche:


E adesso leggetevi la propaganda pro scie chimiche della BBC

Gli scienziati sono alla ricerca di modi per modificare l’ambiente della Terra per controllare il riscaldamento globale – ciò è noto con il nome di geoingegneria.
Un modo per fare questo è semplicemente quello di riflettere più luce del sole, cambiando la riflettività della Terra, o albedo.
Questo potrebbe essere tentato utilizzando riflettori spaziali grandi e flessibili (1) posti in orbita attorno alla Terra. In alternativa, vari tipi di “aerosol stratosferici” potrebbero essere rilasciati nell’atmosfera superiore (2) per disperdere un po di luce indietro nello spazio. Riflettori legati alla Terra (3) potrebbero fare lo stesso. (enfasi aggiunta)
Una altro approccio è quello di ridurre direttamente il carbonio atmosferico che, tra le altre cose, porta all’aumento di temperatura. Questo potrebbe essere fatto con la “fecondazione” dell’oceano, stimolando l’assorbimento del carbonio da parte delle alghe di superficie che si depositerebbero in seguito sul fondo dell’oceano. L’esposizione delle superfici delle rocce carbonate o silicate a “erosione intensificata” potrebbe fornire un deposito per l’assorbimento di carbonio.
Un’altra proposta frequentemente citata è la cattura di anidride carbonica dall’aria per mezzo di “alberi artificiali”, seguiti da liquefazione o stoccaggio, probabilmente in serbatoi sotterranei.

Non esiste un singolo “proiettile d’argento” geoingegneristico che dovrebbe essere portato avanti come soluzione onnicomprensiva al cambiamento climatico - afferma la Royal Society del Regno Unito nella sua analisi del costo di un ventaglio di proposte rispetto alla loro efficacia.
Gli aerosol atmosferici sembrano offrire il massimo effetto con il minimo investimento, e POTREBBERO essere distribuiti presto, ma presentano un rischio sconosciuto per l’ambiente. (...)
Le modifiche dell’albedo della superficie del deserto sono progettati per essere più efficaci della fertilizzazione degli oceani, ma entrambi potrebbero cambiare i delicati ecosistemi in modi inaspettati.

integralmente tratto da OSA SAPERE

martedì 12 giugno 2012

Analisi completa delle più probabili cause del recente sisma in Emilia

Per le ipotesi sul recente terremoto in Emilia è interessante dare una letta al post di scienzamarcia dal titolo Il recente terremoto in Emilia, il fracking e ... i riscaldatori ionosferici?, dove viene spiegata, oltre all'HAARP, la tecnica del fracking:
"Il fracking e' una tecnica relativamente nuova perfezionata dal gruppo Halliburton di Dick Cheney, petroliere ed ex vice presidente americano, per estrarre gas da roccia porosa. Con questa tecnica si iniettano miscele segrete di sostanze chimiche sottoterra ad alta pressione e si scatenano dei microterremoti, spaccando la roccia che rilascia gas. Qualche volta la roccia triturata finisce nelle falde idriche, qualche volta le acque di scarto si reiniettano sottoterra volutamente, qualche volta il gas si infiltra entra nei rubinetti delle case, come ci insegna Josh Fox con il suo film Gasland."
 Qualche giorno fa, prima dell'ultima scossa, Monia Benini, che vive vicino all'epicentro del terremoto, aveva rilasciato un video dove spiegava che il sottosuolo emiliano ha faglie attive, anche se, come spiegato dal presidente del CNG (Consiglio Nazionale dei Geologi) Graziano "La probabilità che accadesse in quell'area un sisma del genere era piuttosto bassa, visti i precedenti 400 anni di tranquillità." La Benini spiegava che, nel sito dove è avvenuto il terremoto, la società ERS, cioè ERG Rivara Storage (85% Independent Gas Management – 15% ERG Power & Gas), doveva fare degli accertamenti relativi alla possibilità di stoccaggio di gas naturale; In particolare, tra le altre cose, la ERS doveva fare un rilievo sismico da alta precisione per confermare l'assenza di faglie superficiali. La Benini parlava di un documento del Ministero dell'Ambiente, con la data di autorizzazione del 17 febbraio 2012, che dava il benestare all'intervento di accertamento da parte della ERS; la Benini ha trovato che sul sito di ERG si prevedeva di iniziare i lavori di accertamento tre mesi dopo la data di concessione dell'autorizzazione, cioè, tre mesi dopo il 17 febbraio 2012; fate i calcoli...




Sulla stessa linea ci sono altri siti che parlano della stessa questione. Ad esempio, in un articolo dal titolo Il Fracking all'origine del terremoto in Emilia Romagna?, si afferma che:

"Rivara è una piccola frazione situata tra San Felice sul Panaro e Finale Emilia, al centro della zona colpita dal terremoto del 20 maggio scorso e dal successivo sciame sismico che, ancora oggi, non accenna a diminuire. La frazioncina è protagonista di un braccio di ferro che da alcuni anni oppone gli abitanti della zona alla società ERG Rivara Storage (ERS), che ha in mente di realizzare un maxi deposito sotterraneo per lo stoccaggio di 3,2 miliardi di metri cubi di gas ad una pressione di 290 bar. In pratica un’area di 120 chilometri quadrati (l’equivalente di oltre 18 mila campi di calcio uno a fianco all’altro) sotto la quale sarà stoccato gas ad una pressione circa 100 volte superiore a quella con la quale gonfiate le gomme della vostra auto dal benzinaio."
Come vedete, un progetto davvero "geniale" per quet'area..
L'articolo prosegue:
"E qui viene il punto. Qualcuno ipotizza che il terremoto sia stato provocato da introspezioni geologiche effettuate nel sottosuolo proprio dalla ERS nella fase di studio e test del sottosuolo. Rosario Marcianò esperto di scie chimiche in un’intervista a Radio IES che potete ascoltare qui, afferma che le ricerche potrebbero essere una concausa del terremoto, se non la causa scatenante. La zona della Valpadana infatti, non è mai stata considerata a rischio sismico e ciò contribuisce in misura ancora maggiore ad avere sospetti su quanto sta avvenendo. Le scosse sismiche verificatesi nell’ultimo anno, anche prima del terremoto, sono molto numerose e questo, da un punto di vista statistico, induce ad avanzare ulteriori sospetti. C’è una tecnica nuova per la ricerca di giacimenti di gas nel sottosuolo che si chiama Fracking, letteralmente “fratturare”, che consiste nell’iniettare grossi quantitativi di acqua e sostanze chimiche - solitamente segrete - oltre ad anidride carbonica (CO2) all’interno del terreno. Le reazioni chimiche provocano grosse deflagrazioni sotterranee e conseguenti frantumazioni che poi, in base alle tecniche tipiche di sondaggio nel sottosuolo danno la possibilità di evidenziare la presenza di pozzi di gas, con successiva risalita in superficie del gas che si cerca.
Certo, si tratta di ipotesi da dimostrare, ma tra i ricercatori c’è piena consapevolezza sui limiti dello stoccaggio di CO2 e sul conseguente rischio sismico. Insomma, al posto di un abitante di San Felice non starei troppo tranquillo.
Soprattutto sapendo che la Francia ha vietato la ricerca di pozzi con il fracking proprio a causa dei sismi, e altrettanto ha fatto lo stato americano del Vermont proprio la settimana scorsa. L’Oklahoma, altro stato USA dove questa tecnica era estensivamente utilizzata, dopo l’ultimo terremoto del novembre 2011 ha posto una moratoria: meglio vederci chiaro. "


"In un articolo del 21 maggio 2012, il giorno dopo il sisma, Giovanni Tizian scrive sull’espresso un articolo in cui viene ricordato come proprio nell’area dell’epicentro, a Rivara di San Felice sul Panaro, “la società Ers (Erg Rivara Storage) vuole realizzare il deposito di gas naturale, presente nel sottosuolo di quell’area. L’impianto permetterebbe di stoccare 3,2 miliardi di metri cubi di gas a 2800 metri di profondità nel sottosuolo”. Il fatto però è che sia la Regione che gli enti locali, sia i comitati cittadini hanno sempre posto dinnanzi al progetto un rigoroso NO. Quell’impianto non lo vuole nessuno, nessuno a parte la società in questione evidentemente, e l’onorevole Carlo Giovanardi (PDL), che sulla realizzazione dello stesso ha insistito fortemente. Ancora fino a 20 giorni prima del terremoto, come ricorda Tizian. Sulla questione si era mosso anche l’allora governo Berlusconi cercando con un decreto ad hoc di venire incontro alle pretese dell’allora Ministro Giovanardi."
Nell'articolo di Giovanni Tizan, dal titolo L'impianto gas? Sull'epicentro, uscito su L'Espresso, si afferma:
"Proprio nei luoghi devastati dal sisma di domenica dovrebbe essere costruito un megacentro di stoccaggio della Erg. Una struttura fortemente voluta dagli industriali locali, da Giovanardi ma anche dal sindacato. Che, per fortuna, ancora non c'è...
...Per il centro di stoccaggio di Rivara, la società deve ancora effettuare gli accertamenti. Tra le attività che gli esperti dovranno svolgere, su richiesta esplicita del ministero dell'Ambiente, i rilievi sismici. Con metodi non troppo sottili, si parla nei documenti dell'Ambiente di cariche esplosive 'in pozzetto' piuttosto che il 'vibroseis', camion dotati di piastre metalliche da 3 tonnellate poste in contatto con il terreno su cui eserciteranno una forte pressione. Tecniche che stimolano il rilascio di onde sismiche."
 
MILANO - Il governo «riconsidera» il progetto di gigantesco deposito sotterraneo di gas da costruire, come previsto in un decreto firmato il 17 febbraio, nel sottosuolo dei comuni di «San Felice sul Panaro, Finale Emilia, Camposanto, Medolla, Mirandola e Crevalcore». Proprio quelli che più hanno subito le devastanti conseguenze del terremoto di domenica. A quattro giorni dal sisma arriva una specie di parziale «dietrofront» del ministro all’Ambiente Corrado Clini, che assieme a Lorenzo Ornaghi (Beni culturali) ha firmato l’atto per il via libera ai sondaggi.
INVESTIMENTO DA 300 MILIONI - La «Erg Rivara storage srl» (società angloitaliana costituita nel 2008 che nella proprietà vede la presenza della famiglia Garrone, i proprietari della Sampdoria), ha già programmato la spesa iniziale di 20 milioni di euro per la fase iniziale degli studi mentre l’investimento complessivo ammonterebbe a 300 milioni di euro. Il valore commerciale del gas stoccato sarebbe pari a 1 miliardo e mezzo di euro mentre i nuovi posti di lavoro sarebbero 1300, stando alle cifre riportate da uno studio di Nomisma Energia che elenca anche altre ricadute positive. Voci come indotto, nuove fonti d’imposta, l’aumento delle riserve strategiche di gas che farebbero dell’impianto il sesto per capienza in Italia.
.....
«COMPATIBILITA’ AMBIENTALE» - Le ispezioni (autorizzate per tre pozzi di ricerca e condotte con perforazioni, sonde, cariche esplosive, costruzione di vasche per la raccolta di acqua, fanghi e detriti) dovrebbero servire ad accertare la «compatibilità ambientale» del progetto di maxi deposito sotterraneo di gas. In sintesi, uno stoccaggio da 3,2 miliardi di metri cubi di metano in una cavità naturale a 2.550-2.800 metri di profondità. Un sistema mai visto in Italia. Il decreto che dà autorizza i rilievi preventivi prevede cariche da far esplodere badando ad evitare «possibili interferenze o contaminazioni delle falde». Richiede la cura di «chiudere i pozzi, riportandoli allo stato precedente, dopo le detonazioni». E sollecita rilievi sismici da effettuare «secondo le più moderne tecniche, evitando qualsiasi tipo di disturbo alle popolazioni residenti e alla fauna». Un programma che però, dopo la devastante scossa delle ore 4 e 03 di domenica mattina, è destinato ad essere completamente rivisto.
....
"«NESSUNA PERFORAZIONE» – Poche ore dopo il sisma, la società ha emesso una nota in cui chiarisce non aver «realizzato nell’area di Rivara nessuno studio o perforazione, tanto meno con l’iniezione di gas» mentre l’intensità del terremoto (5,9 gradi Richter, ndr) è stata «valutata come compatibile con la presenza di uno stoccaggio di gas».

FENOMENO INSPIEGABILE - Una risposta forse indirizzata a quel vociare dilagante, proveniente dagli agricoltori del posto, che nelle 48/72 ore precedenti il sisma avevano notato un innalzamento innaturale, anche di quattro metri, dell’acqua nei pozzi localizzati proprio tra San Felice e Finale Emilia. Fenomeno almeno per ora inspiegabile che qualcuno aveva già azzardato nel collegarlo a presunti sondaggi condotti per verificare le compatibilità ambientali del deposito. Intanto le associazioni cittadine annunciano nuove proteste nella località sconvolte dal terremoto. Le scosse di assestamento nel frattempo continuano a ripetersi ogni giorno. Bonelli scuote la testa: «Forse la pietra tombale su questa vicenda l’ha messa proprio il sisma»."

Noi di nwo-truthresearch naturalmente non abbiamo nessuna certezza ne vogliamo imporvi alcuna verità, ma certamente le analisi documentate di Monia Benini sull'inizio dei rilievi da parte di ERS, cioè tre mesi dopo la data di autorizzazione da parte del Ministero dell'Ambiente (17 febbraio 2012), data coincidente con il primo terremoto del 20 maggio, a noi ci danno un po da pensare...
Interrogazione parlamentare a risposta scritta 4-14304 presentata da MANUELA GHIZZONI martedì 20 dicembre 2011, seduta n.563

Il
decreto di concessione del Ministero dell'Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare firmato il 17 febbraio

Nel sito ufficiale Erg Rivara Storage è descritto il progetto criminale

leggi anche:

Trivellazioni per deposito di metano nei territori del sisma: Gcr chiede trasparenza

Il cancro della tiroide, il fracking e l'energia nucleare

- Via libera accertamenti per deposito gas -

 -Impianto gas sull'epicentro -



integralmente tratto da nwo-truthresearch

sabato 26 maggio 2012

Salerno rischia la realizzazione di un nuovo inceneritore cancerogeno di rifiuti


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Mentre in Europa nessuno più pensa che bruciare la spazzatura sia una soluzione razionale, Salerno si distingue per stupidità o criminalità - fate voi - con la manifesta intenzione di costruire in tempi brevi un impianto di incenerimento della spazzatura, che la solita ipocrisia corrente si ostina a definire "termovalorizzatore".
In realtà, l'unico valore creato da un impianto di bruciatura dei rifiuti è di tipo economico per chi è beneficiato dall'appalto, in genere parente o connivente dei politici che riescono a far passare il progetto criminale.
Ma siccome nulla si crea e nulla si distrugge, neanche la spazzatura, il corrispettivocosto sociale dell'arricchimento monetario di pochi si paga in termini d'inquinamento ambientale dell'aria che respiriamo e con la ricaduta degli agenti tossici al suolo.che finiscono per inquinare colture e falde acquifere.
Un vero disastro ambientale, oltre al quale ci sono i costi economici di mantenimento della struttura.
Non è neanche vero che un bruciatore di rifiuti sia conveniente dal punto di vista energetico, come ipocritamente vogliono far credere i suoi sostenitori.
Ammessa e non concessa l'onestà intellettuale di chi vuole realizzare impianti del genere, bisogna prendere atto allora della loro totale ignoranza sull'enorme impatto ambientale creato da un inceneritoree quindi della loro totale incompetenza in materia di trattamento dei rifiuti.
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Eppure, basterebbe che si documentassero approfondendo le loro conoscenze scientifiche e informandosi sulle soluzioni adottate e che stanno adottando Paesi più evoluti del nostro, che a quanto pare rimane ancorato a metodi che potevano andare bene quando i rifiuti erano composti esclusivamente da materiali legnosi ma non certo oggi quando i rifiuti sono costituiti all'80% circa da materiali d'imballaggio, quasi tutti plastici.
E sappiamo che dalla plastica si sviluppa diossina, una delle sostanze più tossiche in assoluto, già a partire da temperature di 70°C.
Piombo, andride solforosa e molte altre sostanze tossiche sono quello in cui viene trasformata la spazzatura con la combustione.
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Da tener presente che se viene bruciata una tonnellata di spazzatura o di qualsiasi altra cosa, vengono prodotti fumi che assieme alle ceneri residue pesano più di una tonnellata in quanto qualsiasi combustione consiste in un legame del combustibile con l'ossigeno e quindi alla fine del processo, il prodotto della combustione pesa per forza di cose di più del solo combustibile.
Basterebbe questa consapevolezza per capire che bruciare i rifiuti non è una soluzione praticabile.
Tra l'altro, una grossa quantità di rifiuti può essere vantaggiosamente riciclata per cui bruciarli costituisce un ulteriore spreco energetico.
Le strade da percorrere per abbattere draqsticamente l'impatto ambientale ed i costi provocati dai nostri rifiuti passa obbligatoriamente e convenientemente da tre punti fondamentali:
- una riduzione della massa dei rifiuti all'inizio della catena, preferendo merci sfuse o imballate senza materie plastiche, e già questa scelta da sola sarebbe in grado di dimezzare il problema!
- una raccolta seriamente e severamente differenziata;
- un oculato riciclaggio.
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Si può fare, conviene, non si capisce perché nel 2012 esiste ancora qualcuno che, sprecando denaro, pensa a trasformare la spazzatura in rifiuti altamente tossici e cancerogeni.
Anzi, forse si capisce troppo bene.

articolo di riferimento:

venerdì 16 marzo 2012

Clima terrestre in raffreddamento fin dal 2000

Durante l'inverno che sta finendo, ed almeno dal mio ristretto punto di vista geografico, ho notato una netta riduzione, quasi una scomparsa, degli effetti immediati e visibili derivanti dalle irrorazioni aeree ovvero le famigerate "scie chimiche" e la loro trasformazione in nuvolosità artificiale.
Questo inverno in pratica non ne ho viste ed ecco che la "eccezionale ondata di freddo" cavallo di battaglia dai principali media si ridimensiona ad un inverno normale, in assenza dell'effetto serra indotto dalle irrorazioni aeree!
Ribadisco che questa rimane una mia impressione supportata da niente più che un'osservazione ristretta del cielo e delle condizioni climatiche generali, entrambe comparate tra loro anche rispetto agli anni passati a partire da quando è esploso il fenomeno delle irrorazioni aeree.
Ma è pur vero che tutte le nostre conoscenze cominciano con l'osservazione sistematica dei fatti... .
Segue articolo ripreso da paperblog.

Secondo uno studio, il clima si starebbe raffreddando già dal 2000


I modelli al computer avevano previsto un 1°C di salita che dimostrano che i modelli informatici sono validi.
Il clima è stato leggermente in fase di raffreddamento a partire dal 2000, non in fase di riscaldamento, il modo di proiettare il continuo riscaldamento graduale verso il futuro non è giustificato, dice Don J. Easterbrook, Dipartimento di Geologia, Western Washington University, Bellingham, WA.
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SECONDO UNO STUDIO IL CLIMA SI STAREBBE RAFFREDDANDO GIA' DAL 2000
Le temperature invernali negli Stati Uniti negli ultimi dieci anni.

Si noti che le temperature nel nord-ovest del Pacifico si sono raffreddate ad un tasso di 2,22°C per decennio, non riscaldate.
L'andamento della temperatura globale dal 2001 è stata di raffreddamento ad una velocità di -4.0°C per secolo.
I modelli al computer aveva predetto un aumento di 1°C di temperatura durante questo stesso periodo, che non è accaduto, dimostrando che i modelli informatici non sono validi.

SECONDO UNO STUDIO IL CLIMA SI STAREBBE RAFFREDDANDO GIA' DAL 2000

Fonte: http://wattsupwiththat.com/2012/01/11/the-portland-state-university-study-of-shrinking-mt-adams-glaciersa-good-example-of-bad-science/SECONDO UNO STUDIO IL CLIMA SI STAREBBE RAFFREDDANDO GIA' DAL 2000
 tradotto da paperblog