domenica 4 novembre 2012

Caccia: l'ipocrisia degli animalisti


Ad ogni apertura di stagione venatoria, si ripropone la trita e sterile polemica della messa a bando della caccia da parte di una vasta schiera di animalisti che hanno una visione solo parziale della realtà, di ecologisti che non sanno neanche dove stia di casa l'ecologia e, per finire, di gente che è in realtà solo contro la detenzione di armi da fuoco da parte dei privati cittadini ma non certo da parte di forze ostili ai cittadini stessi, a cominciare dalle famigerate forze di polizia europee dotate di licenza di uccidere, ai fantomatici serial-killer (o chi per loro) ben protetti ed occultati dalla Legge (fate un giro nel blog di Franceschetti) per finire a quelli che fanno la guerra al prossimo, (es)portando morte e distruzione, solo per fare la pace con le banche e CREARE nuove opportunità per gli investitori che pagano le loro armi ed i loro equipaggiamenti... .
 
Tuttavia, in quanto animalista convinto (e non dell'ultima ora), sarei pronto a sostenere una campagna contro la caccia, ma a queste condizioni:
  • Messa al bando planetaria degli allevamenti di animali da macello e da sperimentazione. Un animalista che si preoccupa di vietare la caccia prima di vietare gli allevamenti da macello o da sperimentazione è un IPOCRITA capace di vedere la pagliuzza che ha nell'occhio ma non la trave rovente che ha in qualche altro posto. Solo in allevamenti del genere, un animale arriva a vivere sofferenze così atroci e continuate fin dalla nascita: chiunque di loro "firmerebbe" per una morte occasionale e rapida in una battuta di caccia invece di vivere una vita di sofferenze ed una morte spesso lenta e spietata. Un colpo risolutivo ben assestato in un'azione di caccia è una morte che qualsiasi animale si "aspetta" da milioni di anni a questa parte e fa parte della storia del mondo anche prima che nascesse l'Uomo e che nella parte più recente della sua storia decidesse di circoscrivere in una categoria quei suoi elementi che ancor oggi si adoperano in un'attività così connaturata alla sua indole.
  • Conversione definitiva al veganesimo. Se la carne non fa bene praticamente a nulla - e questo nessuno può metterlo in discussione - è tanto più vero che quella che fa meno bene sia quella proveniente da animali allevati a tal scopo, vegetati - non vissuti - in condizioni di stress perenne e rimpinzati di antibiotici, ormoni e cibi bilanciati per l'ingrasso. Se continuiamo a mangiare carne, nell'interesse della nostra salute, contro la desertificazione del pianeta indotta dagli allevamenti e contro gli squilibri ecologici indotti dalle immense coltivazioni destinate all'alimentazione degli animali da macello, faremmo bene a limitarci a (pochissima ed occasionale) carne ricavata da attività venatorie. In tal modo rientreremmo anche in un regime alimentare di tipo paleolitico, da qualcuno suggerito come essere il più connaturato all'evoluzione umana.
  • Messa al bando delle guerre di tutti i tipi, da quelle convenzionali a quelle climatiche o economiche. Solo in tal modo, grazie al benessere ed alla sicurezza sociale che ne deriverebbe, non avremmo più nessuno da cui difenderci, armati fino ai denti. Unici ostacoli alla realizzazione dell'utopia, le banche ed i governi.
In mancanza di tali condizioni, lasciateci la caccia (e lo dice uno che non ha mai cacciato in vita sua) e le armi per difenderci anche (non si sa mai: le campagne denigratorie alimentano l'odio) da animalisti ipocriti e sedicenti ecologisti che congiurano contro il pianeta e l'Uomo stesso magari senza rendersene conto, plagiati da qualcuno capace di sfruttare la loro miope sensibilità.

Dedicato a chi è contro la caccia ma continua a mangiar carne di allevamento.
Per stomaci forti:
 

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