domenica 8 aprile 2012

Negli Sati Uniti sono dei privati a controllare il dispiegamento e l'eventuale utilizzo di armi nucleari


In un libro da poco pubblicato, secondo il professor Michel Chossudovsky le società statunitensi che ottengono milioni di dollari dalla fabbricazione delle armi nucleari, hanno “assoluta voce in capitolo” per quanto riguarda il loro “utilizzo e dispiegamento.”

Oltretutto, egli sostiene che se le armi nucleari sono incorporate in armi convenzionali, la decisione di utilizzare quelle nucleari potrebbe essere presa dai generali sul campo di battaglia.

Chossudovsky, direttore del CRG (Centro di Ricerca sulla Globalizzazione) di Montreal scrive che il 6 agosto 2003, anniversario dell’attacco ad Hiroshima (6 agosto 1945), presso il quartier generale del Comando Strategico USA nella base aerea di Offutt in Nebraska, si è tenuto un incontro segreto che ha riunito più di 150 “alti dirigenti della produzione nucleare e del sistema militare-industriale.
“Questa commistione di appaltatori della difesa, scienziati e strateghi politici non era intenzionata a commemorare Hiroshima.” In base a una stesura del programma trapelata, la seduta segreta comprendeva discussioni su “mini-bombe nucleari”, bombe “bunker-buster” (penetranti) con testate nucleari “per un possibile utilizzo contro stati-canaglia,” scrive Chossudovsky nel suo nuovo libro.
“L’incontro era diretto a preparare il terreno alla creazione di armi nucleari “più piccole”, “più sicure” e “meglio utilizzabili”, per essere utilizzate “nei teatri di guerra nucleare” dell’America del 21° secolo, afferma Chossudovsky. Non era presente alcun membro del Congresso in rappresentanza dei cittadini.
Appena una settimana prima di questa riunione, il NNSA (ente federale per la sicurezza nucleare, sotto la direzione del Ministero per l’Energia, N.d.T.) aveva sciolto il comitato consultivo con “controllo indipendente” sull’arsenale nucleare USA, tra cui il collaudo e/o utilizzo dei nuovi ordigni nucleari.
L’industria nucleare – che produce sia ordigni nucleari che i suoi sistemi missilistici – come scrive Chossudovsky è controllata da un pugno di appaltatori della difesa guidato da Lockheed Martin, General Dynamics, BAE Systems Inc, Northrop Grumman, Raytheon, e Boeing. Le vendite nel 2010 di questi sei più grandi fornitori della difesa americana (compreso il gruppo americano-britannico BAE Systems INC), erano dell’ordine di 242,6 miliardi di dollari, con utili contabilizzati per 16,4 miliardi.
Nel frattempo “il Pentagono aveva lanciato una grande campagna di propaganda e di pubbliche relazioni allo scopo di sostenere l’utilizzo delle armi nucleari per la “difesa della patria americana,” scrive Chossudovsky. Egli fa notare che:
“In una logica del tutto perversa, le armi nucleari sono mostrate come un mezzo per costruire la pace e prevenire ‘danni collaterali’. Il Pentagono aveva lasciato intendere che le ‘mini-bombe nucleari,’ con una potenza di 5.000 tonnellate equivalenti, fossero innocue per i civili, dato che le esplosioni ‘si sarebbero verificate sottoterra.’ Tuttavia, ciascuna di queste ‘mini-bombe’ costituisce – in termini di esplosione e potenziale fallout radioattivo – da un terzo a sei volte la bomba atomica lanciata nel 1945 su Hiroshima”.
Come afferma Chossudovsky, nel 2003, sulla base dell’idea distorta che “le mini-bombe nucleari non sono pericolose per i civili,” il congresso americano diede il “via libera” all’utilizzo delle armi nucleari tattiche al fianco di quelle convenzionali nei “teatri di guerra convenzionale” (come il Medio Oriente e l’Asia Centrale).

Questa nuova dottrina nucleare, prosegue Chossudovsky, non soltanto sconvolge la realtà negando i raccapriccianti effetti delle armi nucleari, ma afferma anche “senza mezzi termini che le armi nucleari sono ‘sicure’ e che il loro impiego nei campi di battaglia garantirà ‘minimi effetti collaterali’ riducendo la probabilità di escalation.” Chossudovsky osserva che “il problema del fallout radioattivo non è neanche preso in considerazione per quanto concerne le arme nucleari tattiche. E non lo è nemmeno la questione dell’ ‘inverno nucleare’.”
Per giustificare interventi militari preventivi , la Dottrina della Sicurezza Nazionale (NSD) esige l’invenzione di un terrorista, o la minaccia di un “nemico esterno,” scrive l’autore. Inoltre, la dottrina ha bisogno di legare la suddetta minaccia terroristica al “patrocinio statale” dei cosiddetti stati-canaglia. In questo caso la GWOT (lotta al terrorismo globale) diretta contro Al-Qaida si accorda proprio come elemento costitutivo di base della campagna GWOT del Pentagono.
Con l’ultima dottrina nucleare, il Pentagono abbandona la linea del combattere per “autodifesa” in favore di un “intervento preventivo.” Questa guerra, scrive Chossudovsky, consentirebbe l’utilizzo di armi nucleari contro un “nemico-canaglia” che si presume abbia l’intenzione di sviluppare armi di distruzione di massa in qualche indefinito momento futuro.
L’autore chiarisce che “le bombe nucleari dovrebbero servire a prevenire un inesistente programma di armi di distruzione di massa (ad esempio con l’Iran) prima della sua creazione. “Questa contorta formulazione va ben oltre i presupposti della Nuclear Posture Review del 2001 (esame per determinare il ruolo delle armi nucleari, N.d.T.) e il Decreto Presidenziale per la Sicurezza Nazionale (NPSD) n° 17, i quali affermano che gli Stati Uniti possono reagire con armi nucleari in caso di attacco con armi di distruzione di massa”.
E con l’integrazione sul campo di battaglia di armamenti convenzionali con quelli nucleari, “c’è il rischio che armi nucleari tattiche possano essere usate senza richiedere … l’approvazione presidenziale,” scrive Chossudovsky. Egli sostiene che “i comandanti in battaglia avrebbero la responsabilità di ‘Operazioni in Teatro Nucleare,’ con un’autorizzazione non solo per attuare, ma anche per elaborare decisioni di comando attinenti armi nucleari.”

Inoltre, come dice Chossudovsky, dato che queste armi nucleari tattiche “più piccole” sono state riclassificate dal Pentagono come “sicure per la popolazione civile circostante,” in tal modo presumibilmente “riducendo al minimo il rischio di danni collaterali,” non ci sono limitazioni prioritarie e automatiche per impedirne l’utilizzo. Egli conclude dicendo che le armi nucleari tattiche accumulate sono ora ritenute parte integrante dell’arsenale sul campo di battaglia, “parte della cassetta degli attrezzi,” per così dire, utilizzata nei teatri di guerra convenzionale.

Fonte: Sherwood Ross per Blacklisted News 27.03.2012 / Traduzione di Gabriele Picelli per times.altervista.org
Integralmente tratto da ECplanet.com