Un maggiore sviluppo della geotermia, la risorsa energetica rinnovabile che sfrutta fonti geologiche di calore, potrebbe portare risparmi per 10mld di euro alla bolletta petrolifera italiana. Di questi, circa la metà andrebbero alla produzione di elettricità.
Uno scenario in cui si potrebbe arrivare spingendo di più su nuove tecnologie per lo sfruttamento delle risorse geotermiche ad alta temperatura. E l’obiettivo non e’ visionario. Nel nostro Paese, infatti, la geotermia conta risorse per 500 Mtep (milioni tonnellate equivalenti petrolio), pari a 2,5 volte i consumi annui nazionali di eletricità, che amontano a 185 Mtep, eppure di questa fonte rinnovabile ne usiamo appena il 3% coprendo solo il 7% dei consumi annuali.
I dati sono emersi nel corso del convegno “Possibile contributo della geotermia di alta temperatura per la produzione di energia elettrica in Italia, fino al 2050, con l’uso di tecnologie alternative”, promosso oggi a Rona, nella sede del CNR, da SIGeA (Società Italiana di Geologia Ambientale) e UGI (Unione Geotermica Italiana).
“Con la geotermia il nostro Paese potrebbe davvero aprire scenari energetici importanti, perché è tra le risorse rinnovabili la sola che presenta caratteristiche di continuità assoluta e che ha un potenziale enorme in Italia” afferma all’Adnkronos Giancarlo Passaleva dell’Ugi che, insieme ai ricercatori ed esperti intervenuti al convegno, lancia un appello al Governo: “Basterebbero 400 mln di euro per sviluppare nuove tecnologie e far decollare la geotermia come fonte di produzione di elettricità".
“La geotermia è un potenziale energetico rinnovabile che è stato finora utilizzato solo in maniera modesta nel nostro Paese, sia per produrre energia elettrica che - continua Passaleva - per usi diretti del calore”. La produzione di energia elettrica da fonte geotermica, ricorda l’esperto, “...è stata avviata in Italia, primo Paese al mondo, fin dagli inizi del ’900 a Larderello in Toscana”. “Da allora - continua - l’impiantistica si è ovviamente sviluppata e, soprattutto negli ultimi 20 anni, la costruzione di nuove centrali, la ristrutturazione di impianti preesistenti, nonché l’ammodernamento della tecnica di perforazione dei pozzi e di gestione del serbatoio geotermico, hanno contribuito a far crescere l’energia elettrica prodotta fino ai valori attuali, pari a circa 5,3 mld di kWh all’anno, un pò meno del 2% della produzione elettrica nazionale e circa il 25% del fabbisogno elettrico della Toscana”. “Fino ad oggi però - afferma ancora Passaleva - il geotermico di alta temperatura viene utilizzato, come anche negli altri Paesi geotermici del mondo, limitatamente ai sistemi idrotermali, che sono scarsamente diffusi, per le loro peculiari condizioni geomorfologiche”. L’esponente dell’Ugi ricorda anche che esistono peraltro sistemi geotermici cosidetti ‘non convenzionali’, di enorme potenziale produttivo, presenti nel nostro Paese. “Si tratta - spiega Passaleva - di sistemi a ‘rocce calde secche’, sistemi ‘magmatici’, sistemi ‘geopressurizzati’, sistemi a ‘fluidi supercritici’, sistemi a ‘salamoie calde’”. Uno scenario che apre panorami energetici importanti per l’Italia.
Secondo i ricercatori e gli esperti presenti al convegno di oggi [articolo dell'8 giugno, N.d.R.], per l’Italia, con l’utilizzo di sistemi non convenzionali, si apre un’ipotesi di sviluppo della risorsa geotermica, entro il 2050, di almeno un ordine di grandezza superiore al presente di 10.000 MW a fronte degli 880 MW attuali e 60 mld di kWh/anno a fronte dei 5,3 attuali. “Ciò comporterebbe - aggiunge Passaleva - un risparmio annuo di oltre 10 mln di tonnellate equivalenti petrolio, per un valore, a costi attuali, di circa 6mld di euro, nonché minori emissioni di CO2, pari a circa 36 mln di tonnellate”.
Ma la condizione indispensabile perché queste prospettive si realizzino, secondo gli esperti è che si faccia “...un grande sforzo condiviso dal mondo della ricerca, dell’industria ma, soprattutto, dal Governo del Paese, per la realizzazione di un’importante progetto finalizzato di ricerca e sviluppo nell’ambito dei sistemi geotermici non convenzionali esistenti sul territorio nazionale e che, con un costo stimabile di 400 mln di euro, aprirebbe enormi prospettive di sviluppo di una risorsa naturale, con ricadute estremamente positive sotto il profilo economico, ambientale e sociale”.
Intanto non mancano nel nostro Paese esempi di come la geotermia sia già una realtà. La nuova sede della Regione Milano, ad esempio, è completamente climatizzata con la geotermia ricavata in loco, così come il nuovo impianto Ikea di Parma e quello di Corsico, vicino Milano. Inoltre, le società distributrici di energia A2A di Milano e Hera a Ferrara riscaldano con la geotermia 30.000 abitazioni. Mentre è allo studio un progetto della società Eurobuilding per sfruttare l’energia geotermica del vulcano sottomarino Marsili che ha un bacino termico esteso per 2.100 km quadrati al largo tra la Sicilia e la Calbria. Un bacino che potrebbe riscaldare l’intera città di Palermo.
- integralmente tratto da MeteoWeb
- trasformazione degli apostrofi in accenti a cura di Doc Anthropos, in nome della conservazione e della salvezza della lingua italiana
Nota di Doc Anthropos: la citazione riguardo le emissioni di CO2 è significativa ai fini propagandistici dell'idea ma del tutto irrilevante ai fini ambientali non costituendo, le emissioni di CO2 derivanti da attività antropiche, un serio problema ambientale.